sabato 29 dicembre 2012

Beethoven di Balestrieri




Andando a visitare il Museo Revoltella, a Trieste, è difficile rimanere impassibili di fronte a un quadro di grandi dimensioni e dai toni scuri che occupa gran parte della stanza che lo ospita.
Questo quadro, di cui abbiamo riportato sopra una piccola riproduzione, si chiama "Beethoven" ed ha vinto la medaglia d'oro all'esposizione universale di Parigi del 1900.
Tenendo conto degli artisti che figuravano alle esposizioni internazionali di quegli anni, è facile intuire l'impressione che il dipinto ebbe nei confronti di pubblico e critica.
Consigliamo a tutti  quanti di andare a vederlo.
E' con quadri come questo che si riscopre la magia della pittura, la capacità di emozionare che essa offre al pari della musica.
E in effetti, in un momento di tranquillità, quando il museo Revoltella non è affollato o addirittura è semideserto, sistemarsi di fronte al quadro, che abbraccia buona parte del campo visivo con la sua grandezza, è un po' come entrare dentro lo scenario per poter ascoltare la musica.
Questa viene comunicata attraverso le espressioni dei personaggi, totalmente avvinti dalla passione per le note suonate al pianoforte.
E' come se essi trovassero unico conforto e rifugio in quella musica, nella sua grandezza ideale, raggiungibile solo nell'attimo dell'emozione.
L'intimità della stanza ricreata nel quadro permette di affacciarsi al suo interno come se non vi fossero barriere e la figura femminile che guarda lo spettatore diretto negli occhi sembra quasi confermarlo.
I suonatori sono volutamente nascosti;  il pittore lì hai circondati da un'aura di drammatico mistero.
Un gran quadro che, come ogni gran quadro, può essere commentato con mille parole e pur tuttavia è in grado di emozionare anche senza alcuna spiegazione.
L'artista è Lionello Balestrieri, allievo di Domenico Morelli. Un altro nome che non figura nei libri di storia dell'arte. Forse perché invece di colpire con volgarità e trasgressione l'artista ha semplicemente ricercato, con i suoi quadri,  di cogliere la vera profondità delle emozioni umane.




giovedì 6 settembre 2012

Shuffleton's Barber


Norman Rockwell deve la sua fama alle 300 e più copertine del "Saturday Evening Post" pubblicate fra il 1916 e il 1963. Considerato uno dei più grandi illustratori americani ( il Rockwell Museum di Stockbridge è ora uno dei luoghi più visitati dai giovani apprendisti pittori del Nord America), egli seppe descrivere con grande tecnica pittorica degli aspetti assolutamente originali della vita americana e gli eventi storici del periodo in cui visse.
Rockwell  traeva  la sua ispirazione dalla gente comune e dalla vita che si svolgeva nelle strade e nei quartieri a lui noti. Con rara sensibilità e spirito d'osservazione regalò al mondo alcune opere assolutamente emozionanti.
Il quadro sopra raffigura il negozio di un barbiere, visto dalla finestra. In un angolo, in luce, appaiono i musicisti, fra cui il barbiere. Essi sono appena visibili.
I grandi quadri non hanno bisogno di poemi a descriverli.
Rockwell mette in luce quello che non è ovvio. E' una cosa che colpisce profondamente l'animo di chiunque. Il barbiere non è solo un barbiere. Così come la maggior parte delle persone non sono solamente quello che l'esteriorità lascia apparire. Le figure nell'angolo illuminato del quadro,  assolutamente normali e modeste, per una volta vengono investite dalla gloria, per il semplice fatto di essersi svestite dal ruolo comune e di lasciar intravedere qualcosa del loro animo gentile.

domenica 13 maggio 2012

Raimundo de Madrazo - iperrealismo?




Nato a Roma nel 1841, Madrazo è un dei pittori spagnoli dell'ottocento più famosi. Alcuni suoi quadri si trovano al Museo del Prado, nientemeno. Spesso le sue opere sono di piccolo formato e molto dettagliate. Usando praticamente la stessa tecnica di Mariano Fortuny (pittore pure presente al Prado), Madrazo era in grado di rifinire i quadri con grande dovizia di particolari mantenendo in ogni caso la morbidezza che rende il quadro gradevole. Non è facile, infatti, lavorare con pennelli molto piccoli senza ottenere dei risultati leziosi (talvolta visibili nei quadri iperrealisti). Molti pittori oggi, copiando dalle fotografie, senza aver studiato dal vivo, tendono a riempire i propri quadri di minuscoli puntini nel tentativo di rappresentare la realtà. E da qui deriva il termine iperrealismo. La verità è che spesso le foto non mettono in evidenza la vera natura dei piani e la terza dimensione. E, concentrandosi solamente sul dettagli messi a fuoco dalla riproduzione, si finisce inevitabilmente con l'appiattire le forme.
Per rendersi conto di quanto la macchina fotografica sia lontana da come vede l'occhio umano basta guardare le linee di fuga della prospettiva o le aree sbiadite dove dovrebbe esserci del colore. L'apparecchio non è in grado di dare delle informazioni complete. E' necessario, quindi, lo studio dal vivo per capire come gestire in modo utile le fotografie.

Mostra di Sorolla


Consigliamo, per chi ne fosse in grado, di visitare la mostra del pittore spagnolo Joaquin Sorolla, a Ferrara. La mostra sarà aperta fino al 17 Giugno 2012. L'evento è più unico che raro, poiché normalmente, per vedere un buon numero dei quadri del sopracitato artista, è necessario recarsi a Madrid.
http://www.palazzodiamanti.it/1075/la-mostra

lunedì 6 febbraio 2012

Mostra di Roberto Budicin

Sabato 11 Febbraio, nella Galleria Tribbio (p.za vecchia 6), a Trieste, alle ore 18.00 si svolgerà l'inaugurazione della mostra personale di Roberto Budicin. La mostra continuerà fino al 24 Febbraio 2012.
Alleghiamo alcune immagini dei quadri.