Esplorando la grande mostra sui pittori americani, tenutasi a
Brescia nel 2007, al visitatore è stata offerta un'ampia varietà di
generi pittorici, a partire dal realismo di inizio ottocento per finire con
l'impressionismo.
Accanto a pittori di grande fama come Merritt Chase, W.Homer e
J.Sargent figuravano anche i cosiddetti pittori della frontiera. Bisogna dire
che, tecnicamente, questi ultimi non avevano nulla da invidiare agli altri,
sopratutto nell'uso del colore.
Difficile non rimanere abbagliati dai quadri di C.M.Russell,
pittore a me noto precedentemente, ma che non avevo mai preso in seria
considerazione.
E invece le sue opere, in mostra, spiccavano per forza e intensità
rispetto a tutti gli altri quadri.
E' veramente impressionante constatare che un cow-boy che visse
gran parte della propria vita nel west e per un periodo addirittura insieme
agli indiani, senza aver mai studiato pittura, fosse in grado di dipingere ad
un livello così alto da distinguersi in una mostra di artisti dell'ottocento di
primo livello.
Eppure Charles Russell, persona dotata di grandissima
intelligenza, spirito di osservazione e sensibilità unica riuscì in questa
impresa.
Leggendo la sua biografia si scopre che egli, nato in una
cittadina americana, fuggi di casa molto giovane per andare a vivere nel west,
come guardiano di greggi. Dopo un breve periodo in cui svolse questo tipo di
lavoro, venne licenziato e rimase senza soldi e senza supporto da parte di
nessuno.
Si incamminò allora in mezzo ai boschi per cercare di raggiungere
una località ancora più remota della frontiera, ma si perse.
Un cacciatore di orsi lo incontrò per puro caso mentre Russell
stava cominciando a soffrire la fame e lo prese con se come aiutante. Da quel
momento in poi Charles Russell divenne un trapper e imparò da colui che lo
aveva salvato tutte le tecniche di caccia e sopravvivenza nei boschi.
Durante la sua vita tornò a fare il cow-boy per poi sposare la
causa degli indiani, con i quali aveva sempre avuto degli ottimi rapporti -fu
uno dei pochissimi bianchi ad essere accettato da una tribù (blackfeet) e visse
per un periodo insieme a loro. Amante dei grandi spazi, del whiskey e amico sia
dei bianchi che degli indiani, Russell cominciò a dipingere seriamente solo
dopo essersi sposato. Visto il talento che aveva dimostrato nel dipingere e
disegnare negli anni della sua giovinezza colse l'occasione per fare di questo
un lavoro (il mestiere del cow-boy infatti, sembrava non essere in grado di dare sicurezza e
tranquillità alla famiglia che egli intendeva costruire).
Venendo a contatto con altri pittori contemporanei, imparò quanto
gli servì per cominciare a produrre quadri ad alto livello, tutti quanti
ambientati nel west americano.
Ancora adesso le sue opere rappresentano uno scorcio unico su un
mondo che oggi è scomparso, tranciato via dalla conquista e
dall'urbanizzazione.
Solo attraverso i suoi quadri è possibile avere un immagine fedele
e realistica dei bisonti liberi vagare negli spazi infiniti della prateria,
degli indiani che seguono le tracce fra le colline, le zuffe fra cowboy, i
tramonti fra le colline deserte, ecc.
Un artista di prim’ordine insomma che, chi avesse l’occasione di
recarsi negli Stati Uniti, non dovrebbe trascurare di vedere all’interno delle
gallerie che accolgono il genere della frontiera.
Come molto spesso accade per i grandi artisti, colui che vive
intensamente lascia un segno deciso del proprio passaggio e, nel caso di
Russell, sono i colori stessi dei suoi quadri a parlare e ad esprimere in che
modo la meravigliosa esperienza della vita lo abbia toccato. Una testimonianza
rara di una delle poche persone che ebbero il coraggio di vivere la propria
vita.
P.S. è difficilissimo trovare buone riproduzioni dei quadri di Russell. Esiste però un buon libro in vendita su amazon, in collaborazione con il Charles Russell Museum