venerdì 28 marzo 2014

Antonio Mancini: la tecnica oltre i limiti




Antonio Mancini fu un pittore italiano; nacque nel 1850 a Roma. Imparò a dipingere giovanissimo e si inserì nella corrente del verismo italiano guidato da pittori come Palizzi e Morelli. Fu considerato da John Sargent il più grande pittore contemporaneo. Egli possedeva infatti due caratteristiche che senza dubbio, nel giudicare un pittore, contano molto: la tecnica pittorica e la sensibilità nella scelta e nella composizione dei soggetti e dei temi.
Tecnicamente egli parte con un verismo materico, i suoi quadri abbondano di effetti ricavati dalla "scultura" tridimensionale degli oggetti e delle figure, per poi arrivare ad un vero e proprio impressionismo, nel quale non è il colore vivace a far da padrone, quanto l'incredibile movimento che gli strati di pittura contribuiscono a creare nell'occhio. Un impasto apparentemente scoordinato di colori e altro (si possono trovare sulla superficie della tela addirittura dei pezzi di alluminio) che da vicino potrebbe essere scambiato per un quadro astratto, da lontano diventa il dettaglio di una gonna, convincente nella sua tridimensionalità.
Mancini soffriva di problemi di nervi che lo portarono a delle crisi profonde, tuttavia visse fino al 1930 dipingendo molti quadri di grande sensibilità poetica. Qui sotto appare il quadro "dopo il duello" che non ha bisogno di commenti e spiegazioni.


mercoledì 6 novembre 2013

Mostra di Roberto Budicin, Ottobre 2013

Ecco alcune foto della mostra di Roberto Budicin che si è tenuta dal 2 al 16 Ottobre nella Sala Comunale d' Arte di Trieste, in Piazza Unità. Critica dell'Architetto Marianna Accerboni.







domenica 27 ottobre 2013

Raro filmato di Monet mentre dipinge



Ecco, per tutti gli appassionati di impressionismo, un video d'epoca che fa vedere il pittore Monet all'opera. Sperando sia una buona fonte d'ispirazione.....

martedì 24 settembre 2013

Charles M. Russell - Maestro del colore


Esplorando la grande mostra sui pittori americani, tenutasi a Brescia nel 2007,  al visitatore è stata offerta un'ampia varietà di generi pittorici, a partire dal realismo di inizio ottocento per finire con l'impressionismo.
Accanto a pittori di grande fama come Merritt Chase, W.Homer e J.Sargent figuravano anche i cosiddetti pittori della frontiera. Bisogna dire che, tecnicamente, questi ultimi non avevano nulla da invidiare agli altri, sopratutto nell'uso del colore.
Difficile non rimanere abbagliati dai quadri di C.M.Russell, pittore a me noto precedentemente, ma che non avevo mai preso in seria considerazione.
E invece le sue opere, in mostra, spiccavano per forza e intensità rispetto a tutti gli altri quadri.
E' veramente impressionante constatare che un cow-boy che visse gran parte della propria vita nel west e per un periodo addirittura insieme agli indiani, senza aver mai studiato pittura, fosse in grado di dipingere ad un livello così alto da distinguersi in una mostra di artisti dell'ottocento di primo livello.
Eppure Charles Russell, persona dotata di grandissima intelligenza, spirito di osservazione e sensibilità unica riuscì in questa impresa. 
Leggendo la sua biografia si scopre che egli, nato in una cittadina americana, fuggi di casa molto giovane per andare a vivere nel west, come guardiano di greggi. Dopo un breve periodo in cui svolse questo tipo di lavoro, venne licenziato e rimase senza soldi e senza supporto da parte di nessuno.    


Si incamminò allora in mezzo ai boschi per cercare di raggiungere una località ancora più remota della frontiera, ma si perse.
Un cacciatore di orsi lo incontrò per puro caso mentre Russell stava cominciando a soffrire la fame e lo prese con se come aiutante. Da quel momento in poi Charles Russell divenne un trapper e imparò da colui che lo aveva salvato tutte le tecniche di caccia e sopravvivenza nei boschi.
Durante la sua vita tornò a fare il cow-boy per poi sposare la causa degli indiani, con i quali aveva sempre avuto degli ottimi rapporti -fu uno dei pochissimi bianchi ad essere accettato da una tribù (blackfeet) e visse per un periodo insieme a loro. Amante dei grandi spazi, del whiskey e amico sia dei bianchi che degli indiani, Russell cominciò a dipingere seriamente solo dopo essersi sposato. Visto il talento che aveva dimostrato nel dipingere e disegnare negli anni della sua giovinezza colse l'occasione per fare di questo un lavoro (il mestiere del cow-boy infatti, sembrava non essere in grado di dare sicurezza e tranquillità alla famiglia che egli intendeva costruire). 
Venendo a contatto con altri pittori contemporanei, imparò quanto gli servì per cominciare a produrre quadri ad alto livello, tutti quanti ambientati nel west americano.
Ancora adesso le sue opere rappresentano uno scorcio unico su un mondo che oggi è scomparso, tranciato via dalla conquista e dall'urbanizzazione.


Solo attraverso i suoi quadri è possibile avere un immagine fedele e realistica dei bisonti liberi vagare negli spazi infiniti della prateria, degli indiani che seguono le tracce fra le colline, le zuffe fra cowboy, i tramonti fra le colline deserte, ecc.
Un artista di prim’ordine insomma che, chi avesse l’occasione di recarsi negli Stati Uniti, non dovrebbe trascurare di vedere all’interno delle gallerie che accolgono il genere della frontiera.
Come molto spesso accade per i grandi artisti, colui che vive intensamente lascia un segno deciso del proprio passaggio e, nel caso di Russell, sono i colori stessi dei suoi quadri a parlare e ad esprimere in che modo la meravigliosa esperienza della vita lo abbia toccato. Una testimonianza rara di una delle poche persone che ebbero il coraggio di vivere la propria vita.


P.S. è difficilissimo trovare buone riproduzioni dei quadri di Russell. Esiste però un buon libro in vendita su amazon, in collaborazione con il Charles Russell Museum



sabato 6 aprile 2013

Mostra di R.Budicin a Venezia




                                                                                                 L'inverno - olio su tela

Ecco alcuni quadri che saranno presenti nella mostra che Roberto Budicin terrà a Venezia a partire da Domenica 7 Aprile. L'esibizione avrà luogo presso la Galleria Melori & Rosenberg (Campo del Ghetto Nuovo) fino al 17 Aprile.



                                                                                             Da Rialto - Olio su tavola

                                           
                                                                                       Riva degli schiavoni - Olio su tavola


                                                                                       Tramonto nella laguna - Olio su tavola


venerdì 1 marzo 2013

Sergio Budicin - Mostra a Trieste


Sabato 9 Marzo alle ore 18.00 si terrà l'inaugurazione della Mostra personale di Sergio Budicin a Trieste. L'evento avrà luogo presso la Galleria Tribbio, piazza vecchia 6, con la presentazione dell' Arch.tto Marianna Accerboni. Fra i quadri in mostra, numerose scene campestri con gli animali quali protagonisti.
Sono scorci e momenti di vita spesso raffigurati anche dai pittori tedeschi dell'800.
La vita degli uomini, specialmente in quell'epoca infatti, si svolgeva ancora in armonia con la natura, in una dimensione rassicurante ed estranea al ritmo frenetico di molte realtà odierne.
Accanto a questi soggetti figurano anche animali selvaggi, appartenenti ad altre collocazioni geografiche. Quasi tutti i dipinti sono inediti, frutto del lavoro degli ultimi tre anni.



Il trasporto dei tronchi - Olio su tela


                                                                    
  Accanto al focolare - Olio su tela



 Pastorella - Olio su tavola



 Preparativi per la partenza - Olio su tavola


Tutti i diritti delle immagini sono riservati COPYRIGHT - Sergio Budicin 2013

sabato 29 dicembre 2012

Beethoven di Balestrieri




Andando a visitare il Museo Revoltella, a Trieste, è difficile rimanere impassibili di fronte a un quadro di grandi dimensioni e dai toni scuri che occupa gran parte della stanza che lo ospita.
Questo quadro, di cui abbiamo riportato sopra una piccola riproduzione, si chiama "Beethoven" ed ha vinto la medaglia d'oro all'esposizione universale di Parigi del 1900.
Tenendo conto degli artisti che figuravano alle esposizioni internazionali di quegli anni, è facile intuire l'impressione che il dipinto ebbe nei confronti di pubblico e critica.
Consigliamo a tutti  quanti di andare a vederlo.
E' con quadri come questo che si riscopre la magia della pittura, la capacità di emozionare che essa offre al pari della musica.
E in effetti, in un momento di tranquillità, quando il museo Revoltella non è affollato o addirittura è semideserto, sistemarsi di fronte al quadro, che abbraccia buona parte del campo visivo con la sua grandezza, è un po' come entrare dentro lo scenario per poter ascoltare la musica.
Questa viene comunicata attraverso le espressioni dei personaggi, totalmente avvinti dalla passione per le note suonate al pianoforte.
E' come se essi trovassero unico conforto e rifugio in quella musica, nella sua grandezza ideale, raggiungibile solo nell'attimo dell'emozione.
L'intimità della stanza ricreata nel quadro permette di affacciarsi al suo interno come se non vi fossero barriere e la figura femminile che guarda lo spettatore diretto negli occhi sembra quasi confermarlo.
I suonatori sono volutamente nascosti;  il pittore lì hai circondati da un'aura di drammatico mistero.
Un gran quadro che, come ogni gran quadro, può essere commentato con mille parole e pur tuttavia è in grado di emozionare anche senza alcuna spiegazione.
L'artista è Lionello Balestrieri, allievo di Domenico Morelli. Un altro nome che non figura nei libri di storia dell'arte. Forse perché invece di colpire con volgarità e trasgressione l'artista ha semplicemente ricercato, con i suoi quadri,  di cogliere la vera profondità delle emozioni umane.




giovedì 6 settembre 2012

Shuffleton's Barber


Norman Rockwell deve la sua fama alle 300 e più copertine del "Saturday Evening Post" pubblicate fra il 1916 e il 1963. Considerato uno dei più grandi illustratori americani ( il Rockwell Museum di Stockbridge è ora uno dei luoghi più visitati dai giovani apprendisti pittori del Nord America), egli seppe descrivere con grande tecnica pittorica degli aspetti assolutamente originali della vita americana e gli eventi storici del periodo in cui visse.
Rockwell  traeva  la sua ispirazione dalla gente comune e dalla vita che si svolgeva nelle strade e nei quartieri a lui noti. Con rara sensibilità e spirito d'osservazione regalò al mondo alcune opere assolutamente emozionanti.
Il quadro sopra raffigura il negozio di un barbiere, visto dalla finestra. In un angolo, in luce, appaiono i musicisti, fra cui il barbiere. Essi sono appena visibili.
I grandi quadri non hanno bisogno di poemi a descriverli.
Rockwell mette in luce quello che non è ovvio. E' una cosa che colpisce profondamente l'animo di chiunque. Il barbiere non è solo un barbiere. Così come la maggior parte delle persone non sono solamente quello che l'esteriorità lascia apparire. Le figure nell'angolo illuminato del quadro,  assolutamente normali e modeste, per una volta vengono investite dalla gloria, per il semplice fatto di essersi svestite dal ruolo comune e di lasciar intravedere qualcosa del loro animo gentile.

domenica 13 maggio 2012

Raimundo de Madrazo - iperrealismo?




Nato a Roma nel 1841, Madrazo è un dei pittori spagnoli dell'ottocento più famosi. Alcuni suoi quadri si trovano al Museo del Prado, nientemeno. Spesso le sue opere sono di piccolo formato e molto dettagliate. Usando praticamente la stessa tecnica di Mariano Fortuny (pittore pure presente al Prado), Madrazo era in grado di rifinire i quadri con grande dovizia di particolari mantenendo in ogni caso la morbidezza che rende il quadro gradevole. Non è facile, infatti, lavorare con pennelli molto piccoli senza ottenere dei risultati leziosi (talvolta visibili nei quadri iperrealisti). Molti pittori oggi, copiando dalle fotografie, senza aver studiato dal vivo, tendono a riempire i propri quadri di minuscoli puntini nel tentativo di rappresentare la realtà. E da qui deriva il termine iperrealismo. La verità è che spesso le foto non mettono in evidenza la vera natura dei piani e la terza dimensione. E, concentrandosi solamente sul dettagli messi a fuoco dalla riproduzione, si finisce inevitabilmente con l'appiattire le forme.
Per rendersi conto di quanto la macchina fotografica sia lontana da come vede l'occhio umano basta guardare le linee di fuga della prospettiva o le aree sbiadite dove dovrebbe esserci del colore. L'apparecchio non è in grado di dare delle informazioni complete. E' necessario, quindi, lo studio dal vivo per capire come gestire in modo utile le fotografie.

Mostra di Sorolla


Consigliamo, per chi ne fosse in grado, di visitare la mostra del pittore spagnolo Joaquin Sorolla, a Ferrara. La mostra sarà aperta fino al 17 Giugno 2012. L'evento è più unico che raro, poiché normalmente, per vedere un buon numero dei quadri del sopracitato artista, è necessario recarsi a Madrid.
http://www.palazzodiamanti.it/1075/la-mostra

lunedì 6 febbraio 2012

Mostra di Roberto Budicin

Sabato 11 Febbraio, nella Galleria Tribbio (p.za vecchia 6), a Trieste, alle ore 18.00 si svolgerà l'inaugurazione della mostra personale di Roberto Budicin. La mostra continuerà fino al 24 Febbraio 2012.
Alleghiamo alcune immagini dei quadri.






sabato 24 dicembre 2011

Un gigante della pittura

Ogni artista contemporaneo dovrebbe conoscere Francisco Pradilla. Purtroppo i libri di storia dell'arte spesso escludono un certo tipo di pittori per favorirne altri.
Dopo aver visitato il Museo del Prado a Madrid, dove presenziano alcuni fra i più grandi capolavori della storia della pittura, è difficile non portare con sè un ricordo di Juana la Loca (Giovanna la pazza) nel quadro del sopracitato maestro e che rappresenta una sintesi di un secolo di romanticismo.
Ma il capolavoro, che misura la bellezza di cinque metri per tre e quaranta, non è un opera incastonata nel proprio tempo, essa parla ed emoziona anche adesso. L'atmosfera del quadro cupa e desolata, dove sembra di vivere in prima persona un funerale, è contraddistinta da una lieve brezza. E'un alito di vento che trasporta il fumo del fuoco e gonfia la veste della regina in lutto di fronte alla tomba del marito. Pradilla ha inserito questa leggera brezza per creare un movimento intorno alla figura centrale. Essa al contrario è statica, gli occhi sono fissi nel vuoto.
E' difficile vedere dal vivo un quadro che riesca ad avvicinarsi così tanto alla musica, nel trasmettere emozioni.
A 29 anni, dopo aver dipinto Juana la Loca (che ora occupa una parete del museo) Pradilla diventò famoso. Giustamente, oseremmo dire.
Peccato che oggi giorno non si riesca a soffermarsi con attenzione e godere di capolavori come questo dove, per raggiungere il massimo scopo dell'arte, portando alla commozione l'osservatore, l'artista ha utilizzato tutta la sua bravura, l'esperienza , i trucchi e le conoscenze che solo in anni e anni di pratica possono essere raggiunti. E solo da persone di rara sensibilità.
Ma Pradilla non si era formato da solo. La sua epoca era costellata da esempi illustri. Le conoscenze tecniche, le critiche intelligenti e formative e gli stimoli a migliorare erano tanti e perciò la possibilità di raggiungere livelli molto alti esisteva, non era preclusa a priori.

martedì 18 ottobre 2011

La casa di Tiziano



Tornando dalle vacanze in montagna, a settembre, siamo passati a Pieve di Cadore. Come molti sanno, è qui che nacque uno dei più grandi pittori che la storia dell'arte ricordi: Tiziano Vecellio.
La casa è ancora intatta, anche se all'interno non ci sono molte cose da vedere.
Interessante è visitare la Chiesa di S.Maria Nascente, a poche decine di metri dalla casa dell'illustre pittore. Qui ci sono ancora dei quadri antichi fra cui uno, originale, di Tiziano. E' in questo quadro che il pittore, in tarda età, ha ritratto se stesso, oltre che parte della sua famiglia. La Madonna al centro, infatti, è stata dipinta ispirandosi alla figlia Lavinia, mentre uno dei santi sarebbe suo figlio.
Passeggiando nella piazza centrale di Pieve, al centro della quale troneggia una statua in bronzo del grande artista, viene da riflettere e c'è da meravigliarsi: è qui, in questo piccolo centro abitato, incastonato fra i monti, isolato dai grandi centri abitati, che nacque uno degli uomini più incredibili del rinascimento.
Stiamo parlando di colui che per primo introdusse l'uso della tela come supporto per i quadri ad olio, che insieme a Giorgione sviluppò il paesaggio costruendo i piani dello sfondo in modo tridimensionale, e che ritrasse gli uomini più potenti del suo tempo. La stessa persona che, grazie alla propria longevità, riuscì a partire da una pittura ancora priva di profondità, come era tipico nel medioevo, per arrivare a sviluppare il concetto della distribuzione delle grandi masse tonali, utilizzando, ancora prima di Caravaggio, quei contrasti che rendono il quadro efficace, in un senso moderno del termine.
Più di ogni altro pittore mai vissuto, Tiziano percorse la strada della pittura sperimentando. Facendosi guidare da quel buon gusto che ora, nella nostra epoca, sembra essere perduto ai nostri sensi, riuscì a produrre opere di contenuti simbolici e allegorici per poi, in tarda età, toccare per la prima volta le suggestioni dell'impressionismo (ovviamente senza essere stato compreso dai suoi contemporanei per questa evoluzione).
Senza contare che, gli effetti delle sue opere, la sua tecnica e le sue soluzioni furono d'esempio a Caravaggio, Velasquez e quasi la totalità degli altri pittori famosi di ogni epoca e di ogni nazione.
I grandi pittori del '600 non sarebbero stati tali senza Tiziano e l'ottocento probabilmente sarebbe stato diverso senza il suo contributo.
Che dire? Camminando sotto quella statua, a Pieve di Cadore, vengono un pò i brividi sulla schiena.


lunedì 22 agosto 2011

NI FVTVRA ACTIONE DETURPET



EX PRAETERITO PRAESENS PRUDENTER AGIT NI FVTVRA ACTIONE DETURPET è il motto inserito da Tiziano all'interno di questo enigmatico quadro che si trova alla National Gallery di Londra.
La traduzione è all'incirca: SULLA BASE DELLE AZIONI PASSATE IL PRESENTE AGISCE PRUDENTEMENTE PER NON GUASTARE LE AZIONI FUTURE.
Gli studiosi hanno riconosciuto, nella simbologia utilizzata nel quadro, il riferimento alla figura di Serapide, divinità egiziana, spesso raffigurata con tre teste (il cane, il lupo e il leone) avvinte da un serpente.
Molto è stato ipotizzato sull'identità delle teste poste sopra gli animali.
Lo studioso Erwin Panofsky ha voluto riconoscere nel volto del giovane, posto di profilo, le fattezze di Marco Vecelli, parente di Tiziano. La figura al centro sarebbe, sempre secondo Panofsky, Horatio Vecellio, ossia il figlio del pittore, mentre il vecchio di profilo e in ombra, sarebbe Tiziano stesso.
Indubbia è l'allusione a tre diverse età, di cui Tiziano rappresenterebbe quella più avanzata, illuminata a stento dalla luce e in cui, l'espressione accigliata del volto lascerebbe suggerire un'esistenza non del tutto felice ed appagata. Il significato del quadro, potrebbe essere leggibile su livelli diversi, quello allegorico, più ampio e legato al tema della prudenza e dello scorrere del tempo, quello artistico, poichè se le figure fossero realmente i parenti del Vecellio sopracitati, come è probabile, il quadro potrebbe esprimere la continuità dell'opera artistica attraverso il tempo (Sia Marco che Horatio collaboravano nella bottega del pittore) e infine quella personale, allusiva, forse, al vissuto del pittore ( l'espressione marcatamente accigliata del vecchio potrebbe non essere casuale).


domenica 3 luglio 2011

Museo Sorolla









Ecco alcune foto della nostra visita al Museo Sorolla, a Madrid, due settimane fa.
Il luogo è veramente bello e interessante; trattasi dell'abitazione del pittore spagnolo che, dopo la sua morte negli anni venti, è stata adibita a museo.
I quadri all'interno sono tanti e spettacolari, per un amante della pittura è un vero paradiso.
La casa e il giardino in particolare, sono state progettate da Sorolla stesso, e nei prossimi blog, inseriremo qualche scorcio dello spazio esterno.
Per chi non lo sapesse, Sorolla è stato, in Spagna, uno dei maggiori pittori realisti-impressionisti dell'ottocento, alcuni dei suoi quadri si trovano anche al Prado.
Confortante vedere che, almeno ogni tanto, i bambini vengano educati a della buona pittura;)