sabato 24 dicembre 2011

Un gigante della pittura

Ogni artista contemporaneo dovrebbe conoscere Francisco Pradilla. Purtroppo i libri di storia dell'arte spesso escludono un certo tipo di pittori per favorirne altri.
Dopo aver visitato il Museo del Prado a Madrid, dove presenziano alcuni fra i più grandi capolavori della storia della pittura, è difficile non portare con sè un ricordo di Juana la Loca (Giovanna la pazza) nel quadro del sopracitato maestro e che rappresenta una sintesi di un secolo di romanticismo.
Ma il capolavoro, che misura la bellezza di cinque metri per tre e quaranta, non è un opera incastonata nel proprio tempo, essa parla ed emoziona anche adesso. L'atmosfera del quadro cupa e desolata, dove sembra di vivere in prima persona un funerale, è contraddistinta da una lieve brezza. E'un alito di vento che trasporta il fumo del fuoco e gonfia la veste della regina in lutto di fronte alla tomba del marito. Pradilla ha inserito questa leggera brezza per creare un movimento intorno alla figura centrale. Essa al contrario è statica, gli occhi sono fissi nel vuoto.
E' difficile vedere dal vivo un quadro che riesca ad avvicinarsi così tanto alla musica, nel trasmettere emozioni.
A 29 anni, dopo aver dipinto Juana la Loca (che ora occupa una parete del museo) Pradilla diventò famoso. Giustamente, oseremmo dire.
Peccato che oggi giorno non si riesca a soffermarsi con attenzione e godere di capolavori come questo dove, per raggiungere il massimo scopo dell'arte, portando alla commozione l'osservatore, l'artista ha utilizzato tutta la sua bravura, l'esperienza , i trucchi e le conoscenze che solo in anni e anni di pratica possono essere raggiunti. E solo da persone di rara sensibilità.
Ma Pradilla non si era formato da solo. La sua epoca era costellata da esempi illustri. Le conoscenze tecniche, le critiche intelligenti e formative e gli stimoli a migliorare erano tanti e perciò la possibilità di raggiungere livelli molto alti esisteva, non era preclusa a priori.

martedì 18 ottobre 2011

La casa di Tiziano



Tornando dalle vacanze in montagna, a settembre, siamo passati a Pieve di Cadore. Come molti sanno, è qui che nacque uno dei più grandi pittori che la storia dell'arte ricordi: Tiziano Vecellio.
La casa è ancora intatta, anche se all'interno non ci sono molte cose da vedere.
Interessante è visitare la Chiesa di S.Maria Nascente, a poche decine di metri dalla casa dell'illustre pittore. Qui ci sono ancora dei quadri antichi fra cui uno, originale, di Tiziano. E' in questo quadro che il pittore, in tarda età, ha ritratto se stesso, oltre che parte della sua famiglia. La Madonna al centro, infatti, è stata dipinta ispirandosi alla figlia Lavinia, mentre uno dei santi sarebbe suo figlio.
Passeggiando nella piazza centrale di Pieve, al centro della quale troneggia una statua in bronzo del grande artista, viene da riflettere e c'è da meravigliarsi: è qui, in questo piccolo centro abitato, incastonato fra i monti, isolato dai grandi centri abitati, che nacque uno degli uomini più incredibili del rinascimento.
Stiamo parlando di colui che per primo introdusse l'uso della tela come supporto per i quadri ad olio, che insieme a Giorgione sviluppò il paesaggio costruendo i piani dello sfondo in modo tridimensionale, e che ritrasse gli uomini più potenti del suo tempo. La stessa persona che, grazie alla propria longevità, riuscì a partire da una pittura ancora priva di profondità, come era tipico nel medioevo, per arrivare a sviluppare il concetto della distribuzione delle grandi masse tonali, utilizzando, ancora prima di Caravaggio, quei contrasti che rendono il quadro efficace, in un senso moderno del termine.
Più di ogni altro pittore mai vissuto, Tiziano percorse la strada della pittura sperimentando. Facendosi guidare da quel buon gusto che ora, nella nostra epoca, sembra essere perduto ai nostri sensi, riuscì a produrre opere di contenuti simbolici e allegorici per poi, in tarda età, toccare per la prima volta le suggestioni dell'impressionismo (ovviamente senza essere stato compreso dai suoi contemporanei per questa evoluzione).
Senza contare che, gli effetti delle sue opere, la sua tecnica e le sue soluzioni furono d'esempio a Caravaggio, Velasquez e quasi la totalità degli altri pittori famosi di ogni epoca e di ogni nazione.
I grandi pittori del '600 non sarebbero stati tali senza Tiziano e l'ottocento probabilmente sarebbe stato diverso senza il suo contributo.
Che dire? Camminando sotto quella statua, a Pieve di Cadore, vengono un pò i brividi sulla schiena.


lunedì 22 agosto 2011

NI FVTVRA ACTIONE DETURPET



EX PRAETERITO PRAESENS PRUDENTER AGIT NI FVTVRA ACTIONE DETURPET è il motto inserito da Tiziano all'interno di questo enigmatico quadro che si trova alla National Gallery di Londra.
La traduzione è all'incirca: SULLA BASE DELLE AZIONI PASSATE IL PRESENTE AGISCE PRUDENTEMENTE PER NON GUASTARE LE AZIONI FUTURE.
Gli studiosi hanno riconosciuto, nella simbologia utilizzata nel quadro, il riferimento alla figura di Serapide, divinità egiziana, spesso raffigurata con tre teste (il cane, il lupo e il leone) avvinte da un serpente.
Molto è stato ipotizzato sull'identità delle teste poste sopra gli animali.
Lo studioso Erwin Panofsky ha voluto riconoscere nel volto del giovane, posto di profilo, le fattezze di Marco Vecelli, parente di Tiziano. La figura al centro sarebbe, sempre secondo Panofsky, Horatio Vecellio, ossia il figlio del pittore, mentre il vecchio di profilo e in ombra, sarebbe Tiziano stesso.
Indubbia è l'allusione a tre diverse età, di cui Tiziano rappresenterebbe quella più avanzata, illuminata a stento dalla luce e in cui, l'espressione accigliata del volto lascerebbe suggerire un'esistenza non del tutto felice ed appagata. Il significato del quadro, potrebbe essere leggibile su livelli diversi, quello allegorico, più ampio e legato al tema della prudenza e dello scorrere del tempo, quello artistico, poichè se le figure fossero realmente i parenti del Vecellio sopracitati, come è probabile, il quadro potrebbe esprimere la continuità dell'opera artistica attraverso il tempo (Sia Marco che Horatio collaboravano nella bottega del pittore) e infine quella personale, allusiva, forse, al vissuto del pittore ( l'espressione marcatamente accigliata del vecchio potrebbe non essere casuale).


domenica 3 luglio 2011

Museo Sorolla









Ecco alcune foto della nostra visita al Museo Sorolla, a Madrid, due settimane fa.
Il luogo è veramente bello e interessante; trattasi dell'abitazione del pittore spagnolo che, dopo la sua morte negli anni venti, è stata adibita a museo.
I quadri all'interno sono tanti e spettacolari, per un amante della pittura è un vero paradiso.
La casa e il giardino in particolare, sono state progettate da Sorolla stesso, e nei prossimi blog, inseriremo qualche scorcio dello spazio esterno.
Per chi non lo sapesse, Sorolla è stato, in Spagna, uno dei maggiori pittori realisti-impressionisti dell'ottocento, alcuni dei suoi quadri si trovano anche al Prado.
Confortante vedere che, almeno ogni tanto, i bambini vengano educati a della buona pittura;)

giovedì 19 maggio 2011

Rembrandt: effetti materici








Nell'ultimo post abbiamo sottolineato la peculiarità tecnica di Carel Fabritius sopratutto nell'uso della materia con cui dipingere.
Ecco alcuni dettagli interessanti presi da alcuni quadri di Rembrandt che è stato, appunto, maestro di Carel.
Un libro molto interessante, che si trova in commercio, contiene un sacco di informazioni riguardo i materiali usati dal pittore in questione.
Le analisi fatte sulle tele, ovviamente, danno dei risultati difficili da interpretare.
Altre fonti, anche non recentissime, arrivano a concludere che Rembrandt mescolasse il rosso d'uovo con il medium o con l'impasto. Che dire? bisognerebbe provare.......

lunedì 16 maggio 2011

Carel Fabritius










Ecco tre dei dodici quadri ancora esistenti, a quanto si dice, di Carel Fabritius.
Ma chi era questo pittore?
All'occhio di qualcuno più esperto questi quadri ricorderanno la tecnica di Rembrandt. E non è un caso.
Carel Fabritius nacque a Middenbeenster nel 1622 ed entrò come allievo nello studio di Rembrandt dal 1640. Dieci anni dopo si trasferì a Delft. Morì in questa città all'età di appena 32 anni in seguito a un esplosione di un magazzino di polvere da sparo, che distrusse un intero quartiere della città olandese.
Nell'esplosione, gran parte della sua produzione artistica fu cancellata dalla storia.
Malgrado ciò, questo artista dalla tecnica incredibile visse abbastanza a lungo da poter influenzare, sembra, in maniera incisiva il giovane Vermeer.
Insomma...stiamo parlando di un anello di congiunzione fra Rembrandt e Vermeer che, per un tragico scherzo del destino non è stato annoverato nei libri di storia dell'arte (se non come un semplice nome).
Chissà quante opere d'arte avremmo potuto ammirare ancora senza quell'esplosione!
Guardando questi quadri si potrà notare uno splendido uso della materia; ogni parte del quadro vibra con le stesse cesellature materiche di Rembrandt. L'effetto armonico è splendido.
Dall'alto: il quadro di Mercurio, in mezzo l'umilissimo cardellino (geniale nella linea della composizione e nella semplicità della scelta di soggetto e colori) e in basso la sentinella (non molto sveglia, a quanto sembra).


P.S. Fabritius significa 'carpentiere' (è il mestiere che svolgeva Carel prima di diventare pittore)

giovedì 28 aprile 2011

John Singer Sargent




Il pittore chiamato in causa nell'ultimo post è John Singer Sargent, considerato uno dei più grandi ritrattisti dell'800 (e quindi anche di tutti gli altri secoli,aggiungerei). Qui sopra ci sono alcuni paesaggi eseguiti dallo stesso Sargent. Come si può notare la sua tecnica rendeva possibile rappresentare molto bene sia i volti e le figure che i paesaggi, sempre con colori brillanti e armonici.
Potremmo dire che Sargent possedeva tutte qualità che rendono apprezzabile un quadro: correttezza dei toni e del disegno, senso della composizione, precisione, colori brillanti e accattivanti oltre che armonici, effetti materici per rendere le varie tessiture dei materiali che rappresentava e sfumature leggerissime.

mercoledì 13 aprile 2011

Maestro del ritratto




Inseriamo alcuni ritratti...per gli intenditori non saranno una novità. Nel prossimo post parleremo un pò di più su colui che li eseguii (probabilmente il più grande ritrattista mai esistito).

martedì 12 aprile 2011

Pietro Fragiacomo




Nato a Trieste nel 1856 da genitori piranesi, appena dodicenne, Pietro Fragiacomo, si trasferì con la famiglia a Venezia. Dopo un breve periodo di lavoro come falegname e fabbro nella società veneta di Costruzioni Meccaniche di Treviso, riuscì a frequentare l'accademia di Venezia dove conobbe G.Favretto e l'allora giovane Ettore Tito. Dal 1895 espose per ben sedici volte le sue opere alla biennale di Venezia, e da quel periodo ottenne numerosi riconoscimenti.

Rimasto fedele ai soggetti della laguna, Fragiacomo dipinse moltissime marine, creando spesso atmosfere malinconiche molto suggestive. Spesso nei suoi quadri, i colori di superficie lasciano trasparire il fondo caldo, e questo dona al dipinto un'impressione di grande armonia.

Pochi sanno che Fragiacomo dedicò parte del suo tempo alle invenzioni. Fra queste va citato un dispositivo a rullo per sostituire il ferro da stiro, un cannochiale a visione fotografica tridimensionale e adirittura una bambola con gli occhi mobili. Amava molto i bambini e spesso riparava per loro i giocattoli rotti. Morì nel 1922 a soli sessantasei anni.

P.S. Per chi volesse vederlo dal vivo, l'ultimo quadro dei tre fa parte della collezione del Museo Revoltella di Trieste.

mercoledì 6 aprile 2011

Doppia foto



Volendo catturare con la macchina fotografica qualche scorcio utile per pitturare, talvolta accade che la macchina non riesca a mettere in risalto con la stessa qualità sia la parte in ombra che la parte in luce di un soggetto contrastato. Se noi copiamo un paesaggio dal vero, non abbiamo questo problema perchè, spostando la vista verso la parte in ombra, la retina riesce immediatamente a distinguere, più o meno, a seconda del livello di oscurità, sia le forme che le variazioni di colore. Spostando la vista verso l'area illuminata accade la stessa cosa. In questi spostamenti però, la vista perde delle informazioni riguardo all'area che non è più al centro dell'attenzione. Questo accade perchè l'occhio non riesce a mettere a fuoco, allo stesso modo in ogni punto, un'area molto ampia. La macchina fotografica si comporta allo stesso modo; purtroppo però, una volta scattata una foto che privilegia la parte in luce a scapito di quella in ombra, che appare nera e indistinta, non abbiamo più la possibilità di focalizzare lo sguardo su questa. E per questo l'informazione a riguardo va persa. Un metodo per ovviare il problema è quello di scattare due foto. Una che privilegi il dettaglio e il colore in ombra e una che privilegi entrambi nell'area illuminata.Dalle foto sopra si può notare che, mentre la prima appare in generale più nitida, sopratutto nella parte non illuminata dal sole, e quindi utile a fornirci l'ottanta per cento delle informazioni, la seconda appare scura; ma utile in ogni caso quando, dipingendo, vorremo dare al mare e alle rocce illuminate dal sole un colore meno sbiadito.

martedì 1 marzo 2011

Lo scheletro semplificato



A chi fosse in possesso del libro "Creative illustrations (A.Loomis)" questi disegni non sembreranno nuovi.
Conoscere bene lo scheletro umano (non solo per creare dei personaggi horror) può essere utile.
Tuttavia, è necesssario saper riconoscere i punti in cui le ossa "affiorano"in superficie, ossia dove la carne o i muscoli non li nascondono. Per questo, un ottimo esercizio è quello di individuare, sul proprio corpo, dove si trovano suddetti punti. In questo modo dovrebbero rimanere più impressi.
Ricordiamo sempre la particolarità della curvatura della colonna vertebrale; l'assetto della figura vista di profilo ne è fortemente condizionato.
Oltre a ciò, fissiamo bene in mente il fatto che i femori, nella figura frontale a piedi uniti, non sono perfettamente vericali ma convergono in maniera obliqua fino al ginocchio.

domenica 30 gennaio 2011

Fortunino Matania

Ecco un quadro, più che un'illustrazione, di Fortunino Matania. Per chi non lo conoscesse, Matania è stato un abilissimo illustratore napoletano, vissuto fra la fine dell'ottocento e metà novecento. Questi ha lavorato, per gran parte della sua carriera, per giornali e riviste inglesi.
Il quadro qui sopra raffigura un episodio della prima guerra mondiale. Non ha bisogno di commenti.......come le più grandi opere, parla da solo (per chi è sensibile, talvolta, le immagini possono suscitare emozioni quanto la musica).
Il titolo è "Addio caro amico".