giovedì 25 marzo 2010

Le proprietà ottiche nel quadro: Maxfield Parrish


Recentemente abbiamo acquistato un libro di illustrazioni di Maxfield Parrish. L'edizione è un pò vecchia per cui i colori non rendono molto bene. Sarebbe una bella esperienza poter osservare questi quadri dal vivo perchè, dal punto di vista dei colori, sono assolutamente unici.

Come potete osservare dall'illustrazione qui sopra, infatti, le tinte sono portate all'estremo della saturazione. Ma com'è possibile, direte voi, che uno ottenga una saturazione maggiore di quella che è presente nel colore del tubetto usato in modo puro?
Ebbene, è qui che si apre uno dei capitoli più interessanti e appassionanti della pittura.
Fin dall'antichità l'uomo ha cercato di esaltare al massimo la vitatlità del colore, naturalmente ricavato dai pigmenti, grazie all'aggiunta di qualche altra sostanza, se così vogliamo chiamarla.
Nella fattispecie, nella pittura ad olio, queste sostanze sono state molteplici. Resine, vernici, albumi o rosso d'uova, cere, olii.....sono solo alcune delle componenti aggiuntive sperimentate dai pittori del passato per aumentare la saturazione del colore o ottenere da questo le tinte più sofisticate.
Il principio chimico è che il pigmento viene "circondato" da altre molecole, con caratteristiche di rifrazione diverse. Non vogliamo entrare nei dettagli perchè sconfineremmo nella fisica, ma sicuramente possiamo asserire che più un quadro è ricco di particelle con rifrazioni diverse, più l'occhio che lo guarda ne rimane appagato. Oltre a questo principio, Parrish metteva in atto un'altra propretà ben nota dei colori e cioè quella di poter ricavare i colori secondari e successivi partendo dai primari.

Sicchè Parrish, per ottenere il colore viola, non dipingeva usando il colore viola del tubetto.
Utilizzava inizialmente il colore blu, più puro possibile e arricchito con vari "cristalli". Poi lo bloccava, cioè creava uno strato trasparente e separatore in maniera da isolare ciò che era stato fatto e in modo che quello che dovesse venire successivamente non subisse nessuna alterazione chimica. Fatto questo, sulla superficie trasparente dipingeva usando un colore rosso trasparente (la lacca di garanza gode di questa proprietà).
Sicchè la luce che investe il quadro entra negli strati e, tornando indietro riflette il colore blu del pigmento, a poca distanza (parliamo di molecole) riflette il colore di uno o più cristalli di natura diversa e accanto a questo, il pigmento che appartiene allo strato successivo e cioè il rosso.
Il risultato? L'occhio vede il viola ma un viola molto più "ricco" e "intenso" di quello che si trova pronto in un tubetto.
Ora immaginate di trovarvi di fronte a un quadro di Parrish che per essere dipinto ha richiesto la sovrapposizione di più di dieci strati separati. Più sorprendente della natura stessa.
Qual'è l'aspetto negativo di questa tecnica? La risposta è semplice: richiede molto molto molto tempo.
In alcuni anni della propria carriera Parrish poteva dipingere al massimo quattro quadri all'anno!!

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